24
settembre 1976
“Arborea donna libera aurea” – come
dire: oh arborea donna di pietra e di erba, se tu costruirai
te stessa e la tua casa, da creatura di sangue e di carne, diverrai
creatrice della tua libertá e aurea sarai, cioé eterna – ha
scritto a proposito di quest’opera Andrea Raccagni – Questa “Sfinge
di Ravenna” si ripropone come simbolo dell‘archetipo
femminile dell‘anima, in tutta l‘estensione di quel
processo che Eva cresce a Elena e a Maria e a Sofia, secondo
l‘indicazione dello schema junghiano. Questo messaggio
del grande pannello musivo dove la donna é (forse per
la prima volta) autrice e protagonista e parla per la prima volta
per se stessa di fronte all’uomo come simbolo fallico:
cioè ridotto a quel ruolo e limite sessuale-biologico
che per tanto tempo ha rappresentato il compito della donna
nella cultura paternalistica.
Vista in
questa luce – prosegue
Raccagni – l‘opera puó riguardarsi come un
grande manifesto femminista che lancia all‘uomo la propria
rivendicazione di autonomia. Di qui la validitá di questo
discorso che ridá alla antica arte del mosaico quella
globalitá di forma e contenuto che aveva perduto da molti
secoli e che le esperienze delle avanguardie del ‘900 sembrava
avessero accantonato per sempre. Ció é dovuto
al miracolo formale con cui l‘autrice ha saputo resuscitare
dall‘interno del materiale, che adopera nel suo lavoro,
e cioé la tessera d‘oro, una cinetica luministica
modernissima, che potrebbe bastare per se stessa nella realizzazione
di opere astratte di altissimo livello, se non fosse stata piegata
ad esprimere, oltre, un contenuto umano, come sempre é avvenuto
nei grandi momenti della storia dell’arte, dove i grandi
temi del tempo hanno fatto tutt’uno col nuovo mezzo atto
ad esprimerli –.
“Arborea
donna libera aurea”
Mosaico
realizzato per la partecipazione alla Biennale internazionale
del mosaico (Luglio-Settembre 1976). Rappresenta un’immagine sibolica
dell’evoluzione
dell’archetipo femminile. Dal pubblico e da esperti è stata
chiamata “La Sfinge di Ravenna” e “Teodora
2000”. “... si ripropone come simbolo dell’archetipo
femminile dell’anima, in tutta l’estensione di quel
processo che da Eva cresce a Elena e a Maria e a Sofia, secondo
l’indicazione dello schema Junghiano...”
(Andrea Raccagni, La Sfinge di
Ravenna - Maria Grazia Brunetti, 1976)
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